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Gli Ingegneri...

Ultimo Aggiornamento: 17/11/2004 10:12
01/08/2004 12:15
 
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Come salvarsi
Se vi chiamate Rubbia (di nome), se nella versione del Titanic che avete visto la colpa era di un cattivissimo architetto che aveva sabotato l'altrimenti magnifico piano dell'Ing. Di Caprio e se all'ultimo Natale vi hanno regalato un tecnigrafò, siete messi male. L'unica soluzione è far fuori mamma e papà. Del resto, il fatto che essi abbiano deliberatamente deciso di farvi perdere 5 diottrie e metà dei capelli entro i 24 anni, e di farvi passare il resto della vostra vita a progettare alberi a camme, costituirà sicuramente un'attenuante nel caso vi becchino.
Ma attenzione: pensate prima a come mettere in pratica il vostro proposito. Se vi vengono in mente soluzioni efferate, passi. Ma se pensate di collegare alla maniglia della porta del salotto un'asta a bilanciere che, innestandosi in un toroide genera un impulso elettromagnetico che manda un segnale radiocomandato a un braccio meccanico che agisce sul grilletto di un fucile a precisione...
Se pensate tutto questo, lasciate perdere: l'opera di ingegnerizzazione è stata completata e non c'è più niente da fare.

Continua...


X Bratt, prima o poi passeremo dalle tue parti.

01/08/2004 14:54
 
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Esperto
Rubbia, Rubbia, già ho sentito sto nome....

OT
ho come l'impressione che il Manicomio si sia trasferito in provincia di Torino questi giorni


01/08/2004 21:00
 
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Iniziato
Può trasferirsi dove gli pare, basta che io non debba raggiungerlo a piedi. Sai che palle!

[SM=x277231] [SM=x277231] [SM=x277231] [SM=x277231]
01/08/2004 23:03
 
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L'università
Per il predestinato, l'iscrizione al Politecnico rappresenta solo un atto burocratico, una banale azione il cui risultato sarà il riconoscimento formale, da parte dello Stato, del suo essere un ingegnere.
Cosa che, peraltro, egli sapeva benissimo di essere già dalla nascita.
Pertanto la scelta della facoltà non è il risultato di dubbi angosciosi e di notti insonni passate a sfogliare i piani di studio di tutte le università italiane, da Araldica a Zoologia. No, andare all'università è una cosa che egli sa già fare, geneticamente, come dimensionare un flussometro o calcolare il logaritmo neperiano di 3.
Ma non tutti gli iscritti al primo anno di Ingegneria hanno la forza dei propri cromosomi dalla loro.
C'è chi lo fa come precisa scelta per entrare più facilmente nel mondo del lavoro (salvo poi scoprire, una volta laureato, che le statistiche erano sbagliate, e che sarebbe stato molto più conveniente iscriversi a Geologia o, meglio ancora, fare un corso da parquettista).
C'è chi si iscrive all'Università al solo scopo di ritardare di un anno la partenza a militare: tanto vale allora buttarsi su una facoltà che permetta di vantarsi con i propri parenti e scroccare laute mance natalizie ("Mica mi sono iscritto a una facoltà qualsiasi ... ").
C'è chi lo fa perché al liceo aveva 8 in matematica e fisica e chi perché, nelle stesse materie, aveva 4, ma "era tutta colpa dei professori che non sapevano valorizzare il mio lato scientifico. Gliela farò vedere io, chi aveva ragione ... ". Tempo medio di permanenza in facoltà: 3 settimane, 1 mese al massimo, se c'è qualche compagna di corso carina (evento altamente improbabile).
E, a proposito di compagne carine, non mancano nemmeno le iscrizioni dettate dal cuore più che dalla ragione:
"Anche il mio ragazzo si è iscritto a Ingegneria. Così frequenteremo le stesse lezioni e studieremo insieme e ci vedremo tutto il giorno" (Per coppie innamorate e/o psicopatiche).
"Il mio ragazzo si è iscritto a Economia, e la sede di Ingegneria è quella più lontana" (Per coppie già un po' meno innamorate).
"Il mio ragazzo è al secondo anno di Ingegneria: almeno non dovrò comprare i libri" (Coppia che non ha più niente da dirsi o coppia genovese).

Analisi
Mai nome fu più azzeccato: non si contano gli aspiranti ingegneri che finiscono in analisi dopo il 12' tentativo di passare l'esame.
E in effetti questo esame è uno dei più grossi spartiacque del corso di laurea:
· chi riesce a passarlo solo al 10' tentativo perderà notti di sonno, perderà peso e perderà i capelli.
· chi lo passa alla prima, in compenso, perderà gli amici: l'invidia è una gran brutta bestia.
In entrambi i casi affrontare l'esame di Analisi 1 ha un che di epico, è un po' come una grande battaglia, ognuno ha la sua fetta di aneddoti più o meno grotteschi da raccontare. E, come le grandi battaglie, anche Analisi 1 ha i suoi eroi.
Pensate a Ciccio (non un gran nome per un ingegnere, ma tant'è ... ) che, dopo mesi di accurata preparazione, si presenta a dare l'esame, salutando gli amici al grido di "ho studiato tutto. L'unica cosa che proprio non so, sono i due teoremi di Lagrange. Non ho capito niente".
... 15 minuti dopo
Professore: "Buongiorno".
Ciccio: "Buongiorno".
Professore: "Dunque.... cosa potrei chiederle... mi dimostri il teorema di Lagrange".
L'uomo comune inizierebbe a urlare, a balbettare patetiche scuse o a piagnucolare sul tono "le giuro che è l'unica cosa che non ho studiato, mi faccia un'altra domanda, la prego ... ".
Ma Ciccio è un eroe e affronta la morte guardandola negli occhi: "Quale? Il primo o il secondo? ".
"II primo".
A questo punto la platea è conquistata e segue la vicenda col fiato sospeso, sperando nel miracolo. Ciccio è già entrato nel mito e, se cedesse, lo capiremmo. Ma lui no. Prolunga l'agonia e lotta fino all'ultimo.
"Veramente il Primo non l'ho fatto".
"Non importa. Mi dimostri pure il secondo".
"Non ho fatto neppure il secondo. Vado? ".
"Vada".
Applausi e pacche sulle spalle.
Ciccio è anche il perfetto esempio di un'altra classe di laureandi: lo sfortunatissimo. Quello a cui chiederanno sempre l'unica parte che non ha studiato o, se ha studiato tutto, quella che ha capito un po' meno o, se ha capito tutto, qualcosa che non è nel programma o che non è neppure ancora stato dimostrato.
Per questo, all'appello successivo, i Cicci combattivi si preparano sempre più meticolosamente, arrivando a telefonare ai pronipoti di Lagrange, per chiedere se per caso il loro trisavolo non avesse un terzo teorema gelosamente custodito nel cassetto (la probabile risposta sarà: effettivamente sì, l'abbiamo venduto ieri a un professore di Ingegneria, ha detto che lo avrebbe usato per un esame ... )
Alla fine però, stanchi di lottare, i Cicci di tutte le sezioni di Ingegneria si piegheranno al destino, accetteranno qualunque voto pur di porre fine al calvario e si laureeranno con un'immeritatissima media del 22.

Scienza delle costruzioni
Esperienza comune a tutti i corsi di laurea, è considerato dai professori e da una certa categoria di studenti come un esame fondamentale per la formazione del laureando. E' invece un orrido mattonazzo secondo altri studenti, quelli che hanno una vita.
La materia insegnata varia a seconda del corso di laurea, così come l'insegnante. Ciò nonostante alcune peculiarità si manifestano trasversalmente in tutte le sezioni, da Elettronica a Gestionale:
· il professore ha 80 anni, un nome strano e ripete la stessa lezione, parola per parola, negli stessi giorni e alla stessa ora da 35 anni. Lieve controindicazione: gli ultimi ritrovati della scienza e della tecnica sono un tantino "trascurati" e il professore, nella lezione del 12 febbraio, auspica l'avvento di uno strumento di calcolo più veloce del pur sempre utilissimo regolo.
· Non esiste alcun libro su cui studiare. Oppure ce ne sono 12, da cui prendere a spizzichi e bocconi. Oppure ce n'è uno solo, ma è in tedesco, scritto a mano con calligrafia indecifrabile.
· L'esame comincia con la frase "Le chiederò qualcosa di facile ... " e finisce con lo studente in lacrime, giunto al livello più basso della sua autostima.
Contrariamente ad Analisi, Scienza delle costruzioni è un esame che si passa alla prima. La variabile, in questo caso, è il tempo necessario per prepararsi. Ed è una variabile molto variabile: si va da tre settimane (il figlio del rettore) ad alcuni anni.
In più è un esame letale per quelli successivi, perché in qualunque caso provoca reazioni scomposte dei professori e tre frasi tipiche:
Per chi lo ha passato per un pelo: "Eh, ma lei mi ha preso solo 18 di Scienza, io non posso certo darle di più. Che figura ci faremmo?".
Per chi lo ha passato alla grande: "Ma come? Lei mi prende 30 di Scienza delle Costruzioni e mi viene a dire che non conosce la teoria di Xrebohjhrtevic? Ma lo ha passato lei o un suo sosia?".
Per chi non lo ha ancora sostenuto: "Ma come? Lei non mi ha ancora passato Scienza e si presenta qui da me?".
L'ultimo caso è il peggiore, perché a questo punto al povero studente tocca pure sorbirsi un'ardita metafora, diversa a seconda della sezione:
(Civile) "Lei vuole costruire il tetto prima di aver gettato le fondamenta?".
(Meccanica) "Lei vuole progettare il tergicristallo prima di aver dimensionato il motore?".
(Chimica) "Lei vuole fare reagire lo stagno con l'uranio e invece usa il plutonio?" (metafora che non c'entra assolutamente niente; del resto i chimici sono gente strana).

L'ultimo esame
Il passaggio del tempo a Ingegneria è segnato dall'allungarsi dei nomi degli esami. Si passa da Fisica a Meccanica Razionale (strano nome che sottintende l'esistenza di una Meccanica Irrazionale) a Meccanica Applicata alle Macchine. E ultimo esame, pertanto, di solito si chiama "Ingegneria del Reattore Nucleare a Fusione" o "Cinetica Statica dei processi chimici industriali".
La prima parte del corso, quella più complessa, consiste nell'impararne il nome a memoria.
La seconda parte è una prova di coraggio e fantasia: si tratta di presentarsi all'esame sapendo il meno possibile e di inventare la scusa più assurda per giustificare la propria totale impreparazione. A riprova del livello di ottenebramento psichico raggiunto, il laureando pretende non solo di passare l'ultimo esame senza sapere nemmeno di cosa parli, ma se prende meno di 28 si lamenta pure.
D'altro canto, applicato nella vita di tutti i giorni, il ragionamento non è del tutto campato in aria: al bar, per esempio, dopo ventotto birre si può sperare che almeno la ventinovesima sia offerta dalla casa.


02/08/2004 11:44
 
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Eniglista Porello
Uffa, è destino che noi ingegneri si sia presi in giro a più non posso....però purtroppo mi rifaccio alla grande al canovaccio di Arj, ce lo meritiamo.


Sad but true.....:(




02/08/2004 13:46
 
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La tesi
E una specie di rappresentazione teatrale della vita che verrà; dell'impatto, ormai prossimo, dell'ingegnere con il mondo del lavoro. In quanto tale, i primi mesi di tesi vengono passati nell'inattività più assoluta (rappresentazione della disoccupazione). Poi a giocare a Tetris con il potentissimo computer acquistato per scrivere la tesi (periodo di formazione). Quindi ci si getta nella stesura della tesi vera e propria, con l'entusiasmo del neoassunto.
Qualche mese dopo, da questo sforzo titanico uscirà un imperdibile opera di 600 pagine, interessantissima già a partire dal titolo:
"Influenza della pallinatura sulla resistenza a fatica di un composito a matrice metallica".
Dopo aver speso novecentomila lire tra fotocopie e rilegatura, il quasi ing. si avvia orgoglioso in segreteria, consegnando la tesi con una settimana di anticipo rispetto alla scadenza, "cosi avranno il tempo di leggerla con più attenzione".
Lì lo sbarbato vedrà che il suo prezioso lavoro verrà riposto in una campana di plastica bianca con la strana scritta "Solo Carta" e gli verrà consegnato un modulo in cui gli si chiede di esporre in tre righe titolo e contenuto della tesi.
Tre!
Riuscire a condensare in tre righe sei mesi di ricerche è un impresa che meriterebbe la laurea ad honorem in Lettere. Vista la lunghezza dei titoli, tra l'altro, si finisce con lo scrivere cose del genere:
Tìtolo: Analisi della fattibilità del progetto di contenimento dell'inquinamento acustico nelle immediate vicinanze dell'Aeroporto di Malpensa 2000, mediante l'installazione di barriere fonoassorbenti in silicato laminato.
Contenuto: Fattibile.
Dopodiché, 10 minuti di discorso dall'effetto più potente di un litro di valium e l'ingegnere è finalmente tale. Il suo destino è compiuto. Cercare lavoro. Uh uh uh uh aha: illusion
Ultimo anno di liceo. E' maggio. La maturità, e la matura età, sono alle porte. C'è l'esame e dopo... la vita. Per prepararsi alla maturità basta studiare. Ma come prepararsi alla vita? Niente di meglio che una bella sessione di "Incontri preparatori alle grandi scelte della vita. Come capire qual è la facoltà giusta". Oggi è la volta di ingegneria. Dalla cattedra si alza e parla un top manager molto convinto; in platea siedono e pensano ragazzi molto scettici e poco interessati.
Top Manager Convinto: "Buongiorno ragazzi. Vi vedo bene".
Ragazzo Scettico: (bravo, hai scelto gli occhiali giusti).
"Siete giovani ed è giusto che adesso siate spensierati ... ".
(Veramente io me la sto facendo addosso al pensiero della maturità).
" ma dovete anche pensare al futuro".
(Ci penso eccome: speriamo che non mi chiedano Dante).
"E il futuro nel vostro caso si chiama studio".
(Però! 3 anni di asilo, 5 di elementari, 3 di medie, 5 - incrociando le dita - di liceo e il mio futuro "si chiama studio"? Che fantasia!)
"lo sono qui per illustrarvi i pregi della scelta di Ingegneria. E per non essere troppo astratto, vi illustrerò le tappe del mio personale cammino".
(Ecco, bravo, spiegami cosa devo non fare per non diventare come te.)
Seguono 40 minuti di "tappe", durante i quali di tutto si parla tranne che di soldi. Ma il Top lascia comunque intuire che si guadagni una barca di denaro e, miracolo, molti scettici cominciano a cambiare idea e a domandarsi:
"Ma sarà facile trovare un lavoro? ".
"Vi starete domandando se è facile trovare un lavoro. Beh, lasciate che vi dica una cosa: è come trovare una donna per una rockstar! Ve lo assicuro, ragazzi: altro che laurea, altro che quinto anno, già al quarto avrete alla porta le migliori aziende italiane che vi imploreranno di andare da loro.
Abbiamo fame di ingegneri. Per bruciare i tempi avevo quasi pensato di portare dei contratti già oggi. Per cui ragazzi anzi, Ingegneri, vi prego: fate in fretta. Abbiamo bisogno di Voi".
Quattro anni dopo, il fu studente scettico, ora aspirante top manager convinto, se ne uscirà con frasi del tipo:
"Mamma, oggi mi sono iscritto al quarto anno. Se passa Agnelli, digli che sono occupato, devo studiare, semmai . lo richiamo. Anzi, sai che faccio? Stacco il telefono, così mi lasciano in pace".
Dopo un altro anno abbondante, esaltato dalla laurea appena conseguita e ancora sull'onda dell'illusione "da incontro preparatorio", il neo ingegnere non accenna neppure a cercare lavoro. Se ne sta beatamente seduto ad aspettare che il lavoro cerchi lui.
Dopo un mese di silenzio assoluto ha un'intuizione geniale: non lo cercano perché nessuno ancora sa della sua laurea; la grande mossa pertanto consiste nel telefonare alla Telecom per fare aggiungere un "Ing." davanti al suo nome nell'elenco.
Dopo un altro mese passato nell'indifferenza generale, comincia a sospettare che il telefono sia rotto; acquista un cellulare e di tanto in tanto si chiama da solo per vedere se il telefono di casa funziona ancora.

I primi curricula
Ai terzo mese, essendo un tipo sveglio, l'ingegnere capisce di essere stato preso per i fondelli e comincia attivamente a cercare lavoro, inviando tre curricula miratissimi: uno alla FiatAvio , uno alla fondazione Nobel e uno alla "Punzonatrici Rossi & Figli", una ditta con tre dipendenti e un fatturato annuo di 42 milioni ma con ottime caratteristiche pratico - logistiche (è a venti metri da casa).

Gli annunci sul giornale
La fase successiva è quella dell'acquisto e della febbrile consultazione di "Repubblica" al giovedì e del "Corriere" al venerdì. Se ancora si illudeva di essere una persona comune e di poter fare un lavoro normale, la lettura degli annunci economici toglie ogni residua speranza al neo ingegnere.
Si passa dalla richiesta di un...
"Seníor Customer Engineer, con esperienza di almeno 4 anni nel supporto specialistico ai grandi clienti in ambienti Mission Critical su reti di elevata complessità. richiesta inoltre predisposizione alla Customer Satisfáction
... all'annuncio più informale, frivolo, quasi un invito in discoteca:
"Il nostro cliente è la filiale di una potente multinazionale. Sono splendide le loro macchine punzonatrici, laser e piegatrici per lavorare la lamiera. Ricerchiamo un Project Manager un po' speciale che porterà un po' di esperienza succhiata in società di ingegneria, impiantistica o progettazione".
A parte l'ovvia considerazione che chiunque abbia pensato questi annunci (tutti veri) soffre di gravi turbe psichiche, si nota un'altra misteriosa peculiarità: in quelli letti dal neolaureato si cerca sempre qualcuno con almeno 2 anni di esperienza, mentre chi vuole cambiare lavoro (e chi non lo vorrebbe, dopo qualche anno passato in compagnia di "splendide macchine punzonatrici"?) non trova altro che richieste di neolaureati.

Altri curricula
La terza e ultima fase è quella della disillusione totale o "chicojocojo" (dal nome di un famoso lanciatore di coltelli giapponese): l'invio di curriculum a raffica.
E' un'escalation: la prima settimana sono 50, poi 100, 200, 400 e così via, al punto che il primo anno di stipendio servirà solo a coprire le spese postali.
Di rimando alle 700 lettere inviate arrivano ben quattro risposte: tre sono variazioni sul tema "La ringraziamo per l'interessamento e, volassero gli elefanti, prenderemmo in considerazione la sua proposta. Non ci scriva mai più!".
La quarta lettera, miracolosamente, è l'invito a un colloquio.

Il colloquio
E uno scontro fra titani. il re della domanda subdola contro il principe della risposta ipocrita.
Da una parte si esordisce con "Come mai ha scelto proprio il settore aeronautico in FiatAvio ?", dall'altra si pensa: "Perché, fra tutte le lettere mandate completamente a caso, siete gli unici fessi che mi hanno risposto" ma si risponde: "Le dirò, operare nel campo delle brocciatrici è sempre stato il mio grande sogno".
"Ci dica un suo difetto" "Tendo a essere troppo preciso e mi lascio prendere in maniera eccessiva dal mio lavoro".
"Stiamo cercando una persona dalla spiccata personalità ... ".
"Non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno".
" ... ma che sappia anche lavorare in team e riconoscere l'autorità dei suoi superiori".
"Signorsì! ".
"Le piace viaggiare?".
"Molto e credo che poter viaggiare per lavoro sia un grande privilegio".
"Peccato, perché la sede di lavoro sarà nell'hinterland napoletano".
"da anni che desidero avere l'occasione per approfondire la conoscenza di Pomigliano. A mio modo di vedere, una piccola Parigi".
"Visto il particolare momento, lo stipendio che le potremo offrire per un periodo iniziale, diciamo per i primi dieci anni, non sarà elevatissimo".
"L'importante è avere l'opportunità di fare esperienza in una società come la Vostra".
Questa è la frase magica. Massima flessibilità e minimo costo: l'ingegnere ha trovato lavoro. Fuori uno. Per il nostro premier, che sia Berlusconi o D'Alema, si tratta ora di assegnarne soltanto altri 999.999.

Continua...
04/08/2004 13:55
 
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Lavori Tipici
Quando ci si sente dire "Ieri ho conosciuto un tizio simpatico; fa il bancario", non si risponde "Ah, e che lavoro fa?" (a meno che non si voglia passare per idioti). Un bancario lavora in banca. Parimenti un fotografo fotografa, un insegnante insegna e un giornalista scrive articoli sul giornale. Un medico potrà avere diverse specializzazioni, ma si occuperà pur sempre di curare le persone.
E un ingegnere? Che fa un ingegnere? Tali e diversi fra loro sono i suoi possibili impieghi che rispondere alla domanda "che lavoro fai?" con "ingegnere" è come descrivere Bruno Vespa dicendo che "appartiene alla razza umana".
Ecco una breve guida per districarsi nei meandri della professione.

Analista di reti
Non è lo psichiatra di Ronaldo, ma uno dei mestieri più in voga nel campo dell'informatica. Uno dei pochi lavori da ingegnere ben retribuito, per inciso. L'analista passa il suo tempo a frequentare corsi di aggiornamento in cui impara a usare programmi che, una volta finito il corso, saranno già obsoleti.
Egli tiene appeso a una parete il suo primo floppy disk (uno di quelli grossi) e, nelle serate davanti al camino, rilegge con un sentimento di malincoallegria gli appunti dell'Università, con le previsioni del suo prof. di informatica riguardo alla "necessità di avere un hard disk da almeno 20 Mb".

Analyst & production management consultant
Quello del Consultant non è un lavoro. E' un job. E l'ingegnere non viene scelto perché le sue capacità si adattano ai bisogni del mercato, bensì perché i suoi skills si adattano ai needs del market, come gli viene spiegato al momento dell'assunzione da un abbronzatissimo Head of Personal & Human Resources, generalmente di nome Rudy.
Durante il primo mese, il neoassunto si mantiene sulla soglia di "produttività zero", passando il tempo a frequentare corsi in cui Rudy lo indottrina sulla storia dell'azienda, sulla mission e la vision dei dipendenti e sul motto aziendale, di solito up or out, perform or out o simili.
In seguito la sua produttività reale resta ancorata a zero, ma quella fittizia (su cui fattura) si impenna esponenzialmente. Quello del consulente, infatti, è un lavoro inutile che consiste nel far credere a un imprenditore con trent'anni di esperienza di aver bisogno dei "consigli" di un pischello di venticinque anni.
La carriera dell'ingegnere giustamente motivato sarà fulminea: partito come Junior Assistant Consultant, dopo due anni diventerà Assistant Consultant e in altri due Senior Assistant Consultant. Poi Consultant, Senior Consultant, Consultant +, Consultant con lode, Consultant Doppio Malto. Dopo 43 anni diventerà Black Belt e poi Partner e finalmente qualcuno gli spiegherà che cacchio di lavoro ha fatto fino ad allora.

Il commerciale
E' quello che risponde agli annunci in cui si cerca un Sales Manager. Lavora nel reparto vendite di un'azienda leader in qualcosa in un qualche punto dell'Universo. E' giusto che, oltre a ragionieri e laureati in economia, il reparto marketing impieghi anche un ingegnere: niente di meglio di un tecnico specializzato per interfacciarsi coi clienti e avere rapporti con loro con la forza del sapere dalla propria. Purtroppo, dopo qualche anno lontano dai macchinari, l'ingegnere si deingegnerizza e il suo lavoro diventa: rispondere alla telefonata del cliente, ascoltare la sua domanda, frugare nel proprio bagaglio tecnico, non trovare niente, dire: "Attenda in linea che le passo l'ufficio tecnico".
Col passare del tempo il commerciale migliora vieppiù le sue doti di interfacciamento fino al giorno in cui si infila una gonna e decide di farsi chiamare Cinzia, prendendo piena coscienza della sua identità di centralinista.

Il dottorando
L'imboscato, quello che ha capito che tipo di lavoro fanno gli ingegneri e vuole sfuggire a tutti i costi a quel triste destino, dandosi all'insegnamento universitario.
All'uopo si accoda a uno dei tanti baroni dotati di cattedra, diventandone l'assistente. Ciò gli vale l'assegnazione di importanti incarichi, quali portare la borsa del professore, aprirgli la porta quando passa e riverniciargli lo studio, compito riservato solo a pochi eletti. Come unica consolazione gli viene concesso di partecipare agli esami. La notte prima la passa insonne a progettare ogni possibile nefandezza, felice per la possibilità di vendicarsi di tutti quegli ingiusti 30 concessi alle sue compagne di corso dalla gonna un po' corta. Inutile dire che, da pezzo di pane qual è, tutti gli studenti cercano di essere interrogati da lui e che, alla vista della prima caviglia, è 30 e lode per tutti.

L'ingegnere
Oscura e serissima figura, circondata da un alone di mistero e di timore reverenziale, tiene nelle sue mani il potere assoluto riguardante uno dei più importanti esami della nostra vita: quello della patente.
Si tratta di un personaggio che suscita inquietanti interrogativi, che contribuiscono a rafforzare il mito dell'ingegnere in senso lato: innanzitutto, perché si chiama "Ingegnere"? C'è bisogno di una laurea per capire che se uno va contromano è meglio non dargli la patente? E se davvero ce n'è bisogno, perché proprio quella in ingegneria? Gli ingegneri guidano molto meglio degli architetti? o degli avvocati?

Ingegnere edile
Quello che, fra tutti i colleghi, ha più contatto con la realtà.
Manco troppo, comunque, visto che in cantiere all'ingegnere viene riservato lo stesso trattamento che si adotta con il nonno rompiballe che ancora si crede il capofamiglia. Egli passeggia per il cantiere, impartendo direttive ed è tutto un "Buongiorno ingegnere, certo ingegnere, sarà fatto, sissignore ingegnere". Mezzo secondo dopo che se n'è andato ci si dimentica di lui e dei suoi ordini e si riprende a lavorare sul serio.
Il momento più alto è quando si tratta di eseguire dei calcoli vitali per il proseguimento dei lavori. Il cantiere è fermo, in trepida attesa. L'ing. consulta il manuale, gli appunti e le sue risorse mentali. Armeggia con un centinaio di strumenti ed emette il verdetto: qui ci vuole una putrella da 25,7 mm di diametro. Ed è vero. La putrella da 25,7 è perfetta per lo scopo. Anzi, lo sarebbe, se non fosse per il piccolo particolare che le putrelle da 25,7 non esistono. Ma all'ingegnere non importa, non è un problema suo se i produttori di putrelle non tengono conto delle esigenze del cantiere. Egli ha indicato la retta via, spetta agli altri trovare un modo per seguirla. Se fosse per lui, ne potrebbero anche ordinare uno stock su misura e se i costi del progetto dovessero raddoppiare, pazienza. Cos'è il denaro, di fronte alla perfezione di un pilone in cemento armato? A risolvere l'impasse, arriva l'operaio anziano che dà un'occhiata alle carte e butta lì un "è vero. Però anche quelle da 26 (esistenti) vanno benone".

Progettista di flussometri
Ovvero l'impersonificazione della tristezza.
Sede di lavoro: fabbrichètta a conduzione familiare, di proprietà del suocero, nell'estrema periferia di un qualsiasi hinterland nord italiano, lontano da tutto ma "comodo autostrada". Il miracolo economico italiano, insomma.
Obiettivo: progettare e garantire l'evoluzione tecnologica di un apparecchietto grosso come una moneta da cento, che andrà inserito in un raccordo in gomma per tubazioni plastiche, prodotto di punta della ditta e orgoglio del bisnonno fondatore.
Il progettista si distingue dagli altri ingegneri perché alla domanda "Che lavoro fai?", invece di rispondere "ingegnere" e glissare con un commento sul tempo, abbraccia il suo interlocutore e scoppia in un pianto irrefrenabile.

Responsabile controllo qualità
Uno dei lavori più di moda, ultimamente. Intanto è bene chiarire che "qualità" in questo caso è un termine tecnico, che non ha niente a che vedere con "cosa fatta bene".
La qualità di cui si parla, infatti, si riferisce al processo produttivo dell'azienda e non al prodotto finale.
Per essere un'azienda di qualità, bisogna che la linea produttiva sia organizzata in modo tale che il prodotto finito, diciamo un motore, preso in un giorno qualsiasi sia uguale identico al motore prodotto due mesi dopo. Sulla qualità del motore stesso, non dice niente nessuno.
In pratica un'azienda che produce un motore schifoso potrà definirsi di qualità se, nel tempo, produrrà motori sempre ugualmente schifosi. Se invece di tanto in tanto gliene dovesse scappare uno buono, beh, sarebbe il segnale che c'è qualcosa che non va.
Il compito dell'Ingegnere Responsabile del Controllo Qualità è far si che ciò non accada.

Intrecciatore di perline
Sì, proprio così. Oppure il cabarettista, l'intagliatore di legno e tutti gli altri classici mestieri "da scoppiato". Se a prima vista la cosa suscita stupore e sdegno ("II figlio di quella lì era ingegnere e adesso ammaestra elefanti in Indonesia. Dove andremo a finire!"), esaminando i lavori elencati qui sopra e provando a calarsi nei panni di chi li ha fatti per davvero si può capire come, dopo una decina di anni di "implementazione dell'awareness del prodotto", il richiamo di una nuova vita da coltivatore di maracuja possa diventare irresistibile.

Continua...
04/08/2004 18:08
 
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Bof, magari coltivatore di Maracuja no...però insomma una vita a viaggiare......e non dopo 10 anni ma dopo tre scarsi.....




05/08/2004 12:18
 
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Re:

Scritto da: pkrcel 04/08/2004 18.08
Bof, magari coltivatore di Maracuja no...però insomma una vita a viaggiare......e non dopo 10 anni ma dopo tre scarsi.....




E se si passasse alla coltivazione di maryuana?

Sembra che renda bene...

05/08/2004 16:58
 
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Non è vero, i coltivatori di cannabis se la passano male, il costo della cannabis al quintale è inferiore a quello delle zucchine.



05/08/2004 17:51
 
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Pk, come mai conosci il costo della cannabis al quintale?

05/08/2004 20:28
 
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a me preoccupa di più il fatto che conosca il peso delle zucchine al quintale....


06/08/2004 09:09
 
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a me preoccupa di più il fatto che conosca il peso delle zucchine al quintale....



Toluk, scusa ma io trovo normale conoscere il peso delle zucchine al quintale...senza remore ti dirò che si tratta di 100Kg.

:3d::



Arj, sai com'è....come quando si compra la carta igienica in confezione da 40 rotoli o l'acqua nel damone da 15 litri.......è per risparmiare!!!



06/08/2004 11:39
 
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ooopppsss. pardon.... lapsus froidiano...:azz: :azz:


06/08/2004 13:05
 
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Tra le altre cose la mia è una puntualizzazione da Ingegnere [SM=x277168]





06/08/2004 13:27
 
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Re:

Scritto da: toluk 06/08/2004 11.39
ooopppsss. pardon.... lapsus froidiano...:azz: :azz:


Lapsus... o lepus?

:scratch:
06/08/2004 13:45
 
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IL NUCLEO FAMILIARE
La casa
La casa è un esempio di tecnologia applicata all'ordine e alla pulizia. Tutto è sempre lustro e funzionante; gli orologi spaccano il minuto, il rotolo di carta igienica è sempre all'inizio, le lampadine non si fulminano mai e comunque ce n'è un intero set di ricambio. La Tv è sintonizzata al millimetro, la dispensa è sempre piena e le porte non hanno mai cigolato negli ultimi 20 anni.
Tutto ciò grazie all'instancabile opera del padrone di casa: la moglie dell'ingegnere (la mamma, per i non coniugati).
Tanto è preciso e puntiglioso sul lavoro, infatti, altrettanto l'ingegnere è goffo nelle faccende domestiche.
Non è che l'ingegnere sia il tipico marito che se ne sta in panciolle a guardare la moglie che lavora, tutt'altro: tra i due è il più attivo nelle faccende domestiche. Il problema è una drammatica mancanza del senso della priorità. C'è il rubinetto che perde? Certo, è un fastidio, ma prima c'è da finire di montare l'impianto di innaffiamento automatico in giardino.
L'orologio a pendolo è fermo da un mese? E' un guaio, sì, ma che verrà definitivamente risolto il giorno in cui terminerà il progetto di collegamento via satellite tra la tv del salotto e una telecamera appositamente puntata sul Big Ben.
Chi crede che vivere con un genio della tecnica sia comunque un vantaggio, sappia che nella casa dell'ingegnere gli oggetti si dividono in due classi: oggetti che hanno bisogno di essere riparati e oggetti che funzionano benissimo ma che, "con una piccola modifica", potrebbero funzionare ancor meglio. Inutile dire che questi oggetti, dopo la miglioria, rientreranno nella prima classe.
L'ingegnere che sfrutta le sue nozioni per un lavoro utile è un fenomeno della natura raro e spettacolare come un'aurora boreale e, per giunta, sospetto. La moglie che, tornando a casa, vedrà il marito intento ad aggiustare la caldaia (nonostante il marchingegno per aprire le persiane stando a letto sia ancora da finire) non esulterà di gioia, ma lo affronterà chiedendogli: "Su, confessa! Cos'hai da farti perdonare?".

La moglie
Parafrasando un noto proverbio, per lei vale il detto "Hai voluto la bicicletta? E adesso non pedali, perché sono sei mesi che tuo marito sta studiando una modifica che ti permetta dì gonfiare le gomme suonando il campanello".
Per quanto l'aver sposato un ingegnere denoti una forte vena masochista, non si può non compatire la poveretta quando, chiedendo al marito "Hai visto dov'è l'accendigas?", si sente rispondere: intendi forse l'attuatore piezoelettrico?". Un adorabile momento di rivincita lo ottiene in quei casi (tutt'altro che rari) in cui anche l'onniscienza del marito nulla può: quando si guasta la macchina, lei si rilassa sul sedile, assiste ai suoi tentativi infruttuosi e, chiamando il carro attrezzi, con malcelata soddisfazione lo liquida con "meno male che ho sposato un ingegnere".
Nonostante tutto, l'imbranataggine del marito nelle faccende di tutti i giorni accende in lei i più alti istinti materni ed è in effetti con abnegazione ed entusiasmo mammesco che cura i rapporti del marito con il mondo esterno.
E' lei che, instancabilmente, cerca di spiegargli che non c'è niente di male nell'andare in cantiere con due calzini uguali tra loro e che se anche, addirittura, richiamassero la camicia, il cavalcavia verrebbe bene lo stesso.
E' lei che in vacanza riesce a fingere entusiasmo quando le si propone: "Cara, che ne dici di fare quella deviazioncina di cui ti parlavo? Sai, c'è la più grande centrale idroelettrica del Sud Est asiatico, sarebbe un peccato essere a soli 400 km e perdersela ... ".
E' lei che, con indomito coraggio, sale senza batter ciglio sull'ultimo aereo progettato dal marito, nonostante i casini combinati l'ultima volta che ha provato a installare l'antenna parabolica.
Ed è con vero orgoglio da mamma che, interrogata a proposito del mestiere del marito, risponderà sempre e comunque "è ingegnere", che faccia il ricercatore in un istituto di fisica nucleare o venda protesi acustiche porta a porta.

I figli
Due. Sempre. Sarà per la consapevolezza di essere una persona fuori dal comune, per la pressione derivante dalle aspettative della società o per chissà quale altro motivo psicologico, fatto è che l'ingegnere ha una forte pulsione verso la normalità. Appena può, indirizza pensieri e azioni alla ricerca di una conformità alla massa che lo faccia sentire uno dei tanti. Il suo ideale è essere abbastanza alto, ma non tanto da spuntare tra la folla, avere un po' di pancetta senza essere grasso, vivere in una casa comoda che non sia né una reggia né un tugurio, e così via. Questa disperata ricerca della "media" si accompagna, per deformazione professionale, all'accurata pianificazione del proprio percorso esistenziale.
E, venendo al punto, l'ingegnere pianifica proprio tutto, anche il numero di figli. Due giorni dopo le nozze, mentre la moglie sfoglia i cataloghi premaman, chiedendosi quanti e quali figli le riserverà la sorte, l'ingegnere si fa recapitare a casa l'ultimo "rapporto nascite" dell'Istat, squarcia il pacco, apre il tomo e, terrore, sgomento e disperazione, legge che la famiglia italiana ha, in media, 1,73 figli. Che fare?
Dopo un primo attimo di sconforto, in cui impreca contro il destino porco che gli impedisce di essere in media, prende la calcolatrice e scopre che, se dovesse fare due figli, la media italiana salirebbe a 1,73000001666. "Vada per due", dice allora alla consorte, simulando serenità. Ma la verità è che non riuscirà mai ad amare davvero quello 0,27 in più del secondo figlio, corrispondente all'incirca al pezzo di gamba tra piede e ginocchio. "Papà, mi sono rotto la tibia" dice il secondogenito, telefonando dal campo di pallone. " Ben ti sta, così impari a rovinare la media", pensa il papà, mentre accorre per portarlo all'ospedale.
L'incrollabile certezza che l'ingegnere debba sempre e comunque avere due figli può portare anche a interessanti considerazioni pratiche:
· Stai per sposare un ingegnere?
Scegli una casa adatta a una famiglia di quattro persone.
· Sei figlio unico di un ingegnere?
C'è una sorellina in arrivo, anche se hai 37 anni.
· Sei il terzo figlio di una famiglia con papà ingegnere? Adesso sai perché i tuoi genitori e i due fratelli sono scuri di capelli, mentre tu sei biondo.
Stabilito il numero di figli, veniamo adesso alle loro qualità:
Uno dei due è bravo, bello e gentile, risponde educatamente, lascia il posto alle vecchiette ed è il chiaro erede delle facoltà intellettuali paterne: a 3 anni risolve le equazioni di terzo grado, a 12 anni va ad "anticipazioni" di matematica, a 24 anni si laurea perfettamente in corso e comincia un'onesta carriera professionale. Du' palle, insomma.
L'altro fa il chitarrista punk. Figlio ribelle per eccellenza, cerca in ogni modo di contraddire e mettere in imbarazzo i genitori. Se il papà fa il progettista alla Coca-Cola, ogni qualvolta ci sono ospiti in casa entra in salotto sorseggiando una Pepsi, sostenendo che "i rutti vengono molto meglio" e fornendone le prove a un'audience allibita. Terminato l'istituto tecnico non va all'Università o, peggio ancora, ci va e si iscrive a Scienze Politiche. Dopo 10 anni di dorato esilio a Bora Bora, decide di tornare a casa e rinnegare il passato, in sospetta coincidenza con il mancato arrivo del vaglia internazionale mensile di papà.
Per dare un senso pratico a tutta questa teoria, citiamo due famosi figli di ingegneri:
· Brian May, chitarrista dei Queen. Figlio di un ingegnere elettronico, cominciò la sua carriera suonando una chitarra elettrica costruita con l'aiuto del padre ma, prima di lanciarsi definitivamente nel mondo della musìca, trovò ìl tempo dì laurearsì ìn Astronomia all'Imperial College di Londra.
· james Cameron, regista di Titanic, figlio di un ingegnere navale. Un lampante esempio di persona che ha un cattivo rapporto col mestiere del padre.

07/08/2004 21:29
 
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ma scusate, ma tutti gli ingegneri qua dentro sono figli di ingegneri?


08/08/2004 12:19
 
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Niente sesso siamo ing....egneri
Da giovane l'ingegnerino ha le idee ben chiare riguardo ai rapporti che vorrebbe avere con le donne: molti e completi. Dalla teoria alla pratica ce ne passa, però, e spesso non va più in là del rapporto orale, nel senso che con una ragazza, al massimo, riesce a farci due chiacchiere.
L'approccio del giovane ingegnere all'altro sesso è reso difficile da due fattori interagenti: la fama di personaggio noiosetto e la diffusione della prosperità nel nostro paese.
Per capire gli effetti del primo fattore, basta immaginarsi il giovanotto che, dopo mesi di preparativi e dopo aver frequentato un corso di training autogeno, decide finalmente di buttarsi: incredibile a dirsi, lei non scappa. Cominciano a parlare, qualche minuto di schermaglie, un po' di frasi più o meno convenzionali e poi, inevitabile, la mazzata.
"E che fai di bello?".
"Studio".
"Cosa?".
"ingegneria".
Qui scatta il vero dramma dell'ingegnere. Qualunque studente di qualsiasi altra facoltà, alla successiva domanda "E che esame stai preparando?" potrà usare le sue esperienze personali come ruota da pavone. "I poeti romantici" risponderà il letterato, "Restauro di opere d'arte" dirà l'architetto; persino un aspirante medico potrà buttare lì "Anatomia. Faccio una tesina sui problemi del cuore ... ".
Ma l'ingegnere? Come si può anche solo lontanamente sperare di affascinare una donna esponendo le proprie conoscenze in tema di brocciatrici, ghise o travature iperstatiche? Per riuscire a fare dell'autoironia su un agosto passato a progettare un cuscinetto volvente a rulli conici, ci vogliono un self control e una sicurezza di sé che nessun ventenne in piena tempesta ormonale (negli ingegneri, distratti dagli studi, arriva con un po' di ritardo) potrà mai avere.
L'effetto negativo del benessere diffuso è più sottile: l'ingegnere è, storicamente, un buon partito. Cinquant'anni fa la cosa poteva essere utile, almeno al fine di prender moglie. Ora che tutti stanno più o meno bene il suo effetto residuo è quello di farlo piacere alle mamme, la qual cosa è garanzia automatica del non piacere alle figlie.
Per fortuna, come dice Woody Allen, il sesso è un'attività praticabile anche senza la partecipazione di altre forme di vita. Non ci si deve stupire allora che all'ingegnere, in media, manchino quattro diottrie.
Il tempo vola e tanto più per l'ingegnere, pressato dalla consapevolezza che, una volta inserito in un ambiente lavorativo per soli uomini, sarà ben difficile conoscere la potenziate consorte. Ma l'ingegnere è un tipo tenace e, se non riesce a trovare una compagna con i metodi tradizionali, si rivolge agli annunci sui giornali, di cui riportiamo qui sotto un esempio (vero):
Ingegnere 48enne, ottima presenza. Sono un uomo estroverso e pieno di interessi. Mi piace leggere, ballare e fare lunghe passeggiate insieme ad una donna dolce e simpatica magari di fronte ad un tramonto romantico. A parte gli scherzi, sono una persona libera sentimentalmente e vorrei per questo concludere il mio stato di libertà incontrando una donna che possa rendermi felice".
Da notare la frase "sono un uomo estroverso e pieno di interessi" seguita da "a parte gli scherzi": con tutti i suoi difetti, l'ingegnere è un uomo integerrimo e non riesce a barare neppure in amore.
In un modo o nell'altro, comunque, l'ingegnere riuscirà a trovare moglie (o marito) e fare un paio di bimbi con cui condurre una serena vita familiare.
A proposito di questa "serena vita familiare", giova ricordare che Landru (il francese che uccise dieci donne alle quali aveva promesso il matrimonio) era - c'è bisogno di dirlo? - un ingegnere.

09/08/2004 10:28
 
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Non vale era anche un francese!!


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