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Gli Ingegneri...

Ultimo Aggiornamento: 17/11/2004 10:12
06/08/2004 13:45
 
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IL NUCLEO FAMILIARE
La casa
La casa è un esempio di tecnologia applicata all'ordine e alla pulizia. Tutto è sempre lustro e funzionante; gli orologi spaccano il minuto, il rotolo di carta igienica è sempre all'inizio, le lampadine non si fulminano mai e comunque ce n'è un intero set di ricambio. La Tv è sintonizzata al millimetro, la dispensa è sempre piena e le porte non hanno mai cigolato negli ultimi 20 anni.
Tutto ciò grazie all'instancabile opera del padrone di casa: la moglie dell'ingegnere (la mamma, per i non coniugati).
Tanto è preciso e puntiglioso sul lavoro, infatti, altrettanto l'ingegnere è goffo nelle faccende domestiche.
Non è che l'ingegnere sia il tipico marito che se ne sta in panciolle a guardare la moglie che lavora, tutt'altro: tra i due è il più attivo nelle faccende domestiche. Il problema è una drammatica mancanza del senso della priorità. C'è il rubinetto che perde? Certo, è un fastidio, ma prima c'è da finire di montare l'impianto di innaffiamento automatico in giardino.
L'orologio a pendolo è fermo da un mese? E' un guaio, sì, ma che verrà definitivamente risolto il giorno in cui terminerà il progetto di collegamento via satellite tra la tv del salotto e una telecamera appositamente puntata sul Big Ben.
Chi crede che vivere con un genio della tecnica sia comunque un vantaggio, sappia che nella casa dell'ingegnere gli oggetti si dividono in due classi: oggetti che hanno bisogno di essere riparati e oggetti che funzionano benissimo ma che, "con una piccola modifica", potrebbero funzionare ancor meglio. Inutile dire che questi oggetti, dopo la miglioria, rientreranno nella prima classe.
L'ingegnere che sfrutta le sue nozioni per un lavoro utile è un fenomeno della natura raro e spettacolare come un'aurora boreale e, per giunta, sospetto. La moglie che, tornando a casa, vedrà il marito intento ad aggiustare la caldaia (nonostante il marchingegno per aprire le persiane stando a letto sia ancora da finire) non esulterà di gioia, ma lo affronterà chiedendogli: "Su, confessa! Cos'hai da farti perdonare?".

La moglie
Parafrasando un noto proverbio, per lei vale il detto "Hai voluto la bicicletta? E adesso non pedali, perché sono sei mesi che tuo marito sta studiando una modifica che ti permetta dì gonfiare le gomme suonando il campanello".
Per quanto l'aver sposato un ingegnere denoti una forte vena masochista, non si può non compatire la poveretta quando, chiedendo al marito "Hai visto dov'è l'accendigas?", si sente rispondere: intendi forse l'attuatore piezoelettrico?". Un adorabile momento di rivincita lo ottiene in quei casi (tutt'altro che rari) in cui anche l'onniscienza del marito nulla può: quando si guasta la macchina, lei si rilassa sul sedile, assiste ai suoi tentativi infruttuosi e, chiamando il carro attrezzi, con malcelata soddisfazione lo liquida con "meno male che ho sposato un ingegnere".
Nonostante tutto, l'imbranataggine del marito nelle faccende di tutti i giorni accende in lei i più alti istinti materni ed è in effetti con abnegazione ed entusiasmo mammesco che cura i rapporti del marito con il mondo esterno.
E' lei che, instancabilmente, cerca di spiegargli che non c'è niente di male nell'andare in cantiere con due calzini uguali tra loro e che se anche, addirittura, richiamassero la camicia, il cavalcavia verrebbe bene lo stesso.
E' lei che in vacanza riesce a fingere entusiasmo quando le si propone: "Cara, che ne dici di fare quella deviazioncina di cui ti parlavo? Sai, c'è la più grande centrale idroelettrica del Sud Est asiatico, sarebbe un peccato essere a soli 400 km e perdersela ... ".
E' lei che, con indomito coraggio, sale senza batter ciglio sull'ultimo aereo progettato dal marito, nonostante i casini combinati l'ultima volta che ha provato a installare l'antenna parabolica.
Ed è con vero orgoglio da mamma che, interrogata a proposito del mestiere del marito, risponderà sempre e comunque "è ingegnere", che faccia il ricercatore in un istituto di fisica nucleare o venda protesi acustiche porta a porta.

I figli
Due. Sempre. Sarà per la consapevolezza di essere una persona fuori dal comune, per la pressione derivante dalle aspettative della società o per chissà quale altro motivo psicologico, fatto è che l'ingegnere ha una forte pulsione verso la normalità. Appena può, indirizza pensieri e azioni alla ricerca di una conformità alla massa che lo faccia sentire uno dei tanti. Il suo ideale è essere abbastanza alto, ma non tanto da spuntare tra la folla, avere un po' di pancetta senza essere grasso, vivere in una casa comoda che non sia né una reggia né un tugurio, e così via. Questa disperata ricerca della "media" si accompagna, per deformazione professionale, all'accurata pianificazione del proprio percorso esistenziale.
E, venendo al punto, l'ingegnere pianifica proprio tutto, anche il numero di figli. Due giorni dopo le nozze, mentre la moglie sfoglia i cataloghi premaman, chiedendosi quanti e quali figli le riserverà la sorte, l'ingegnere si fa recapitare a casa l'ultimo "rapporto nascite" dell'Istat, squarcia il pacco, apre il tomo e, terrore, sgomento e disperazione, legge che la famiglia italiana ha, in media, 1,73 figli. Che fare?
Dopo un primo attimo di sconforto, in cui impreca contro il destino porco che gli impedisce di essere in media, prende la calcolatrice e scopre che, se dovesse fare due figli, la media italiana salirebbe a 1,73000001666. "Vada per due", dice allora alla consorte, simulando serenità. Ma la verità è che non riuscirà mai ad amare davvero quello 0,27 in più del secondo figlio, corrispondente all'incirca al pezzo di gamba tra piede e ginocchio. "Papà, mi sono rotto la tibia" dice il secondogenito, telefonando dal campo di pallone. " Ben ti sta, così impari a rovinare la media", pensa il papà, mentre accorre per portarlo all'ospedale.
L'incrollabile certezza che l'ingegnere debba sempre e comunque avere due figli può portare anche a interessanti considerazioni pratiche:
· Stai per sposare un ingegnere?
Scegli una casa adatta a una famiglia di quattro persone.
· Sei figlio unico di un ingegnere?
C'è una sorellina in arrivo, anche se hai 37 anni.
· Sei il terzo figlio di una famiglia con papà ingegnere? Adesso sai perché i tuoi genitori e i due fratelli sono scuri di capelli, mentre tu sei biondo.
Stabilito il numero di figli, veniamo adesso alle loro qualità:
Uno dei due è bravo, bello e gentile, risponde educatamente, lascia il posto alle vecchiette ed è il chiaro erede delle facoltà intellettuali paterne: a 3 anni risolve le equazioni di terzo grado, a 12 anni va ad "anticipazioni" di matematica, a 24 anni si laurea perfettamente in corso e comincia un'onesta carriera professionale. Du' palle, insomma.
L'altro fa il chitarrista punk. Figlio ribelle per eccellenza, cerca in ogni modo di contraddire e mettere in imbarazzo i genitori. Se il papà fa il progettista alla Coca-Cola, ogni qualvolta ci sono ospiti in casa entra in salotto sorseggiando una Pepsi, sostenendo che "i rutti vengono molto meglio" e fornendone le prove a un'audience allibita. Terminato l'istituto tecnico non va all'Università o, peggio ancora, ci va e si iscrive a Scienze Politiche. Dopo 10 anni di dorato esilio a Bora Bora, decide di tornare a casa e rinnegare il passato, in sospetta coincidenza con il mancato arrivo del vaglia internazionale mensile di papà.
Per dare un senso pratico a tutta questa teoria, citiamo due famosi figli di ingegneri:
· Brian May, chitarrista dei Queen. Figlio di un ingegnere elettronico, cominciò la sua carriera suonando una chitarra elettrica costruita con l'aiuto del padre ma, prima di lanciarsi definitivamente nel mondo della musìca, trovò ìl tempo dì laurearsì ìn Astronomia all'Imperial College di Londra.
· james Cameron, regista di Titanic, figlio di un ingegnere navale. Un lampante esempio di persona che ha un cattivo rapporto col mestiere del padre.

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